venerdì 9 dicembre 2016

E' l'ora dei Presepi nella terra dei Figurinai

Il Presepe è una delle suggestioni più genuine e popolari della tradizione cristiana.
Nella Valle del Serchio molti sono i Presepi bellissimi, con i pastori realizzati dai piccoli e grandi figurinai che da secoli perpetuano una delle tradizioni più genuine delle nostre terre, in Bagni di Lucca e Coreglia, che tanto pane hanno dato e continuano a dare alle nostre popolazioni.
Voglio ricordare tre episodi di anni fa: Stoccolma quando ti poni il problema di cosa portare a familiari ed amici di ritorno da un viaggio: vedi un negozio con delle Figurine di Gesso bellissime, entri per acquistarne una, per farla incartare la giri fra le mani e sotto appare una targhetta: made in Bagni di Lucca. Il secondo episodio: Passeggiavo lungo il Pier 39 di San Francisco quando vedo un negozio di articoli natalizi e non siamo sotto Natale, mi incuriosisco, entro e all'interno vedo una scritta luminosa: Prodotti della ditta Fontanini di Chifenti.
Il terzo episodio l'ho sentito raccontare proprio da Emanuele Fontanini, che in quarantanni di produzione e commercio nel settore ha avuto modo di vedere i Presepio più impensabili.
Invitato a visitare una abitazione privata, nel sud della Florida, di una signora sui settantanni, che rimasta vedova da oltre dieci anni, ogni settimana di ogni mese di ogni anno, acquistava una figurina della collezione da 12 centimetri. Tornava a casa e la aggiungeva al suo Presepio che poi lasciava esposto tutto l'anno, aperto ai visitatori. È facilmente immaginabile la sorpresa e lo stupore entrato in casa! Tutte le stanze erano praticamente scene paesane di un presepio con figurine Fontanini». 
La mente corre ai nostri Figurinai che nei secoli passati, prima producevano i famosi gessi e poi li andavano a vendere, con il canestro sottobraccio, in tutto il mondo.
Vale la pena andare a visitare il Museo della Figurina e dell'Immigrazione che si trova a Coreglia Antelminelli, per rimembrare la vita disagiata ma avventurosa dei nostri nonni a vendere in terre lontane quello che producevano al paesello in Valle.
L'elenco dei Presepi di quest'anno nella Valle del Serchio lo potete trovare sul sito  http:://infopointmv.blogspot.com;  

Voglio però darvi un suggerimento per ammirare un Presepe che ha me piace moltissimo, per la fattura del paesaggio ricreato, per la bellezza dei pastori, per la location, semplice ma avvolgente in cui è realizzato è che merita un piccola escursione per andare a vederlo.

Il Presepe ha un nome bizzarro ma affascinante: Presepe al Pozzo di Salita.

E' realizzato dal Comitato Paesano, all'imbocco della strada per Gioviano: basta seguire la strada Ludovica, dopo Borgo a Mozzano, superare l'incrocio con il ponte di Calavorno, e dopo poche centinaia di metri, svoltare a sinistra, sulla strada che porta a Gioviano.
Il Presepe ci appare all'improvviso, come una visione, appena la strada inizia a salire: è a sinistra, sul ciglio della strada, appoggiato su una roccia, all'aperto, salvo una tettoia che lo protegge in parte dagli elementi atmosferici.
E' meraviglioso con le sue luci, le sue case, i mestieranti che lavorano alacremente, molto mosso, tanti movimenti e molto scorrere di acque. Un insieme unico, che incanta.
Sarà la collocazione, così, sulla strada, senza ne muri ne guardie, in mezzo al nulla, sarà il senso di pace, di ordine, di vero, che provi ad ammirarlo, che ne fanno, a mio parere, un Presepe che non si può non andare a vedere, per la bellezza degli occhi...e la pace della nostra anima.

francesco colucci




mercoledì 23 novembre 2016

Giacomo Puccini e il Bazzone di Ghivizzano

E' da molto che voglio togliermi un sassolino da una scarpa ed è venuto il tempo.
Parlerò dei prodotti tipici del nostro territorio e della loro importanza nella nascita del turismo a Lucca e nella Valle del Serchio.
L'APT cercava ai primi degli anni '90, in cui il turismo da noi era un optional per pochi intimi, dei testimonial su cui incentrare le future campagne di promozione turistica.
La strada maestra per noi era unire la valorizzazione delle bellezze artistiche e paesaggistiche del territorio con l'esaltazione dei prodotti tipici delle nostre zone.
Convinti come siamo ancora che un turista viene da noi per l'arte, la cultura, il territorio ma va via portandosi dietro sempre un ricordo tangibile della sua vacanza che spesso è un prodotto tipico.
Un Sindaco, una volta, ci accusò pubblicamente di vendere Puccini con il Salame Garfagnino....ed era vero. E' su questa unione che è decollato il Turismo da noi, piaccia o non piaccia.
Puccini, le Mura, i pregevoli Centri Storici, i Monumenti, le Basiliche, i Musei, i Parchi sono ottimi veicoli per la promozione e la comunicazione, ma il ricordo tangibile che un turista si porta tornando a casa è fondamentale per il passaparola con gli amici.
Ai primi anni '90 i Prodotti tipici, come tutto il resto, dagli Agriturismo ai B&B, dai Ristoranti ai Bar con tavoli e sedie nelle piazze, erano rari, a Lucca come in Garfagnana.
Tutto è stato costruito faticosamente in questi 25 anni, in un rapporto positivo fra privati imprenditori, coraggiosi e illuminati, Enti Locali e APT.
Per la riscoperta e la valorizzazione dei prodotti tipici, la Camera di Commercio e l'APT hanno lavorato con una promozione legata al territorio, convincendoli con un assioma incontrovertibile: Credere nel Turismo per vendere i propri prodotti con un doppio valore: la vendita è per contanti, a prezzi pieni e nel contempo si fa un eccellente promozione per altri futuri turisti-clienti.
Per questo abbiamo realizzato Il Desco.
Per questo abbiamo portato decine di fattorie del Vino e dell'Olio a curare la vendita al dettaglio aprendo anche alla visita delle loro aziende e non solo.
Per questo abbiamo convinto piccoli produttori di Salumi, Miele, Farro, Castagne, Pane, Dolci e così via a valorizzare la storia, misconosciuta, delle loro micro-produzioni, affinché fossero più riconoscibili, più legate al territorio, più ricordabili dai turisti: Perché il passaparola trovasse leggende e storie vere che il turista potesse raccontare a casa, degustando una nostra prelibatezza, insieme agli amici, incuriosendoli a visitare un territorio così completo e raro.
Alla eccezionale qualità dei prodotti salumieri della Valle del Serchio, siamo riusciti ad abbinare antiche storie di tradizione orale, leggende, che hanno dato agli stessi, un inedito appeal, dal punto di vista del Turismo.
Tutto per creare valore aggiunto a produzioni limitate, valorizzando prodotti, frutti solitari di antichi Norcini e Mugnai, in sparuti borghi del nostro territorio, non ripetibili altrove.
Di qui la mancanza di una vera e consolidata tradizione complessiva con il prevalere di localismi, di prodotti di nicchia, di comunità vicine ma con radici e tradizioni diverse, spesso divise in Staterelli ferocemente nemici fra loro.
Il Bazzone, la Mondiola, Il Biroldo, la Soppressata, il Linchetto, il Lardo e il Salame Garfagnino ma anche il Tizzone di Giustagnana, sul versante versiliese, accompagnano ormai da anni, con successo, lo sviluppo turistico delle nostre zone.
Il Bazzone, punta di diamante del settore, è realizzato da soli tre produttori.
Prodotti che nascono nella notte dei tempi, fra i Castelli di Castruccio, fatti con maiali enormi, per prosciutti giganti che per essere ben tagliati dovono essere impugnati alti su un becco che viene creato tagliando la coscia un po' più in alto, la "bazza" appunto.
Allora le poche centinaia di maiali del territorio erano sufficienti a garantire tutta la produzione.
Il successo per la qualità della carne, per la stagionatura, per la sua storia ha fatto del Bazzone un prodotto di eccellenza e di grande successo e quindi di grande produzione.
Pensare oggi che siano solo maiali della zona è sciocco, non sarebbe neppure sufficiente se ogni abitante della Valle del Serchio, allevasse un maiale, visto che gli abitanti non arrivano a 60.000.
L'importante è che vi sia una differenziazione, di etichetta e di prezzo, enorme, fra il Bazzone Presidio Slow Food e il Bazzone "più commerciale", ma sempre di eccelsa qualità perché quello che determina il sapore del Prosciutto è il maiale: il suo mangiare, l'habitat, l'affollamento, più che il territorio geografico di allevamento. Per non parlare della stagionatura e degli inimitabili Norcini.
Dobbiamo dare atto ai produttori lucchesi e garfagnini di Olio, Vino, Salumi, Farine e di tutto il resto dell'enorme contributo che hanno dato all'espandersi del turismo nelle nostre zone, attraverso la qualità del prodotto e un passaparola gustativo, che è assai più importante di qualche leggenda evocante il Mito.

francesco colucci,


    

venerdì 5 agosto 2016

Torna la famosa Zuppa di Aquilea

Anche quest'anno torna la famosa Zuppa di Aquilea, una delle Sagre più longeve della Lucchesia, una delle migliori, per qualità del cibo, per organizzazione, per pulizia e rispetto delle regole sanitarie.
Una occasione da non perdere per chi ama il genere e per chi apprezza la Zuppa, perché quella che fanno le "donne" di Aquilea è veramente super.....e poi battono sempre la mia Zuppa.....nel concorso per la migliore Zuppa della Lucchesia....e per battermi sempre.... deve essere è veramente eccellente.

Vivere Curiosando by francesco colucci

lunedì 22 febbraio 2016

Aquilea: non solo Zuppa....

Sabato prossimo parteciperò ad Aquilea alla semifinale della disfida della Zuppa, come fatto per tanti anni, in altri posti, con le mie zuppe. Ad Aquilea la Zuppa è tradizione antica e la Sagra che organizzano ogni anno, sempre più grande sempre più di successo.
La Sagra, come tutti gli altri eventi culturali organizzati ad Aquilea servono a sostenere il Comitato Paesano che è sempre molto attivo nell'interesse del paese, con opere importanti realizzate direttamente e a spese loro.
Il Paese è molto caratteristico, antico, con una vista magnifica sulla piana lucchese, ottimi vini e olio, con sui fianchi della montagna in alto, teatro dell'unica battaglia tenuta a Lucca, da americani e tedeschi, una antica pieve castellana, lesionata dalle cannonate ed ora in totale disarmo per l'incuria di una curia vescovile poco incline ai restauri ma che il paese sarebbe pronto a dare a nuova vita a sue spese, se la proprietà delle rovine venisse ceduta al Comitato Paesano.
Credo che una mano ad un Comitato Paesano così attivo andrebbe data da tanti, Comune in testa, e partecipando come giurati alla disfida della zuppa è un modo di farlo. Venite sabato, prenotando.

Torniamo alla sfida della Zuppa: presenterò sabato, una zuppa diversa, nella tradizione, ma con qualche particolare diverso, per cercare di battere in casa i famosi zupparoli di Aquilea.

Sabato presenterò l'Antica Zuppa "Grassa" del Frantoiano di Monte Faeta

A metà degli anni settanta partecipando con colleghi della Forestale allo spegnimento di un violento incendio sul versante lucchese del Monte Faeta, nei Monti Pisani, trovai un piccolo borgo di case abbandonate e ormai fatiscenti, di cui il bosco aveva ripreso possesso abbracciando i ruderi di un groviglio verde, color foglia di primavera.
Poiché l’incendio divampò per più giorni rimasi in zona percorrendo avanti e indietro la via forestale che dal Monte scende verso Vorno e, in un pausa di ristoro al sacco, chiesi ad un vecchio pastore senza pecore, che si era arrampicato fin li per curiosare, che cosa fossero quei ruderi.. Mi disse che era un minuscolo e antichissimo frantoio contadino distrutto e dimenticato nella notte dei tempi, che la leggenda narrava famoso per le pantagrueliche cene di fine frangitura che vi si tenevano, a base di una Zuppa “grassa” alla Frantoiana. Incuriosito mi sono fatto raccontare, in cambio di molte “gozzate” dalla mia borraccia piena di Stock 84, in che cosa consisteva quella famosa Zuppa Grassa alla Frantoiana del Monte Faeto, in quel di Lucca.
La ricetta datami e su cui di certo non giuro, ho cercato di riprodurre questa sera per le semifinali di Aquilea della Disfida della Zuppa, nell’intento di “sorprendere” e battere gli invincibili zuppazoli che in quel di Aquilea si sprecano.
Questa antica Zuppa deve il termine “grassa” all’utilizzo dell’olio extravergine d’oliva che nel Frantoio rimaneva in fondo all’Orcio, dove sedimentavano le parti più pesanti della spremitura dell’oliva, quella più densa e “forte” che non si vendeva, ma si usava in casa, per i piatti più saporiti, nei pranzi importanti, al posto della “sugna”. In questo denso olio venivano soffritte, insieme a cipolla, aglio, rosmarino, carota e sedano, le cotenne del “presciutto” di maiale di monte che non poteva mancare in una casa contadina. Maiali neri, irsuti di ferrei peli, a protezione di quel freddo “boia” che non mancava certo sul Monte Faeta nella sua esposizione verso Nord o Lucca, che dir si voglia, quando gli inverni erano inverni e “passavan bassi” come si diceva allora.
Poi, fagioli Cannellini di San Ginese e Rossi di Sant’Alessio, verza e braschette, porri, bieta, patate e zucca, erbe di monte e boragine, come in ogni classica frantoiana lucchese, con un pane di farina ricca di crusca, cotto nel forno a legna, con fascine di stipa, per un pane scuro e granuloso, che raffermo veniva tostato al camino e ben unto prima dell'uso.
Nel presentare la “Zuppa Grassa” di questa sera ho cercato di stare “attaccato” alla ricetta datami per originale e quindi ho serbato il fondo della dama del miglior extravergine del mio consuocero Beppe, che coglie olive meravigliose in quel di Santo Stefano di Moriano, il cui sentore d’oliva “stiacciata” mi ha risalito le narici fino al cervello come un tiro di “erba” di un coffee shop di Amsterdam.
Ho trovato poi un grande pane scuro, fatto come una volta, a legna, che ho tostato al camino con legna di alloro, ungendolo bene prima di “inzupparlo”.

Zuppa Grassa: Ai posteri l’ardua sentenza……io…..ci ho provato…..

francesco colucci