martedì 1 dicembre 2015

Sulla strada della Bistecca

Un volta si sceglieva il Ristorante dove si mangiava bene in via generale e a prezzi giusti.
Ora, la scelta del Ristorante o della Trattoria è determinata da quello che vorremmo mangiare quel giorno. Si sceglie il posto che pensiamo il migliore nel fare il piatto che vorremo degustare, unendo ad esso solo una piccola entratura. Non si mangiano più di due portate: per il fisico e la tasca.
Nel libro che sto scrivendo da anni e che non finirò mai, recensisco centinaia di ristoranti e trattorie, valutati non per la cucina in generale, ma il piatto in cui sono specializzati e che da lustro al locale.
Per spiegare cosa sto scrivendo faccio alcune anticipazioni senza approfondire sui locali proposti.
Per iniziare parto da un Piatto per cui la Toscana è conosciuta nel Mondo: La Bistecca.
Il Top è la Bistecca di Chianina, ma anche altre razze europee non sono male a iniziare dall'Angus.
Molti hanno la Bistecca in carta, ma pochi la sanno fare alla perfezione: carne di eccellenza, saputa frollare bene, che si sciolga in bocca, alta almeno tre dita, al sangue, ma calda dentro, con una giusta percentuale di grasso, che cuocendo non abbia preso di lezzo. Cotta sulla brace, salata a caldo, con un filo di EVO e un contorno di cannellini. La Bistecca va cotta su una brace viva, senza fiamma, se si infiamma il grasso saprà di lezzo, cotta cinque minuti in piedi sull'osso, cinque minuti da una parte e cinque dall'altra, sale grosso a cottura. Il segreto è che la carne al sangue, sia ben calda all'interno e per, mantenerla calda mentre si mangia, consiglio sempre di servirla su un piatto caldissimo.
A Lucca mi piace la bistecca de "L'Antica Locanda di Sesto", ma anche quella più popolare della "Cantina di Colognora". Nelle vicinanze di Lucca, la bistecca che per me è il Top, è quella di "Benito" a Orentano, ma non mi dispiace quella de "Il Baccatoio", vicino a Pietrasanta.
Ottima anche la bistecca di "Marino" al ponte sulla Nievole, in quel di Serravalle.
Firenze è la patria della Bistecca, quasi tutti i Ristoranti la fanno, spesso buona e se la fanno pagare, la scelta è ardua, ma io preferisco da trent'anni la Fiorentina di "Damasco", in via del Barco, vicino al Mugnone. Fuori Firenze, vicino al casello di Reggello, una bistecca superba si trova a "Il Canniccio" a Cetina di Reggello, ma qui va mangiata con le patate, vere, affettate grosse a velo e fritte in padella.
Più avanti sempre sull'autostrada per Roma, al casello di Fabro, vale una sosta bisteccara, "La Bettola del Buttero", locale molto affascinante perchè la carne è cotta a vista, sulla brace di un enorme camino, grande quanto un letto a due piazze.
Per darmi un tocco di internazionalità vi propongo anche uno Steak house, eccezionale, di New York, dove mi porta la mia anziana unica zia vivente, quando vado a trovarla: "Old Homestead Steakhouse", qui la T Bone, la bistecca con l'osso a T è una cosa seria, fa parte della tradizione dei vecchi Cowboys, alle braci dei grandi fuochi all'aperto, nelle larghe praterie del West.
All'estero conviene mangiare la carne alla griglia negli steakhouse argentini e uruguagi, a volte è carne congelata, ma di grande qualità. Un discorso a parte per la Bistecca di Angus, che è una carne di eccellenza assoluta, degustarla in Scozia è facile perchè di là proviene, nel resto del Mondo, ci dobbiamo fidare del Ristoratore. Non sono attratto dalle famose carni giapponesi, quelle massaggiate, che costano un mutuo ad etto e, a parte la tenerezza, non scambierei mai nel sapore, con una Bistecca di Chianina o anche di Angus, ben cucinate.

francesco colucci, by vivere curiosando




 


lunedì 30 novembre 2015

Gita a Livorno

Un gita a Livorno, meta vicina, spesso dimenticata, ma da non perdere
Livorno è la mia seconda città elettiva: ho trascorso a Livorno o meglio all'Ardenza le estati più belle della mia fanciullezza, a casa delle mie zie, come usava un volta, quando andare in vacanza era un lusso non per tutti e quindi le vacanze erano dai parenti che risiedevano al mare.
Livorno mi è rimasta nel cuore, per i luoghi aspri e salmastrosi, ma anche per il popolo, sincero e schietto, vocione e allegro, un bel popolo, poco toscano, molto un mix di uomini di mare, che qui trovarono nei secoli, ospitalità e lavoro. Storica, numerosa e laboriosa la comunità ebraica.
Cosa consiglio da vedere: la Venezia forse l'unico quartiere storico rimasto in buona parte in piedi dai terribili bombardamenti anglo-americani, ma anche il Porto Mediceo, la Fortezza Vecchia e quella Nuova, il nuovo Acquario, la Terrazza Ciano (pardon ora Mascagni), Ardenza, Antigano, Montenero con il Santuario della Madonna e i terribili ma affascinanti ex voto. Casa Modigliani, l'Accademia Navale, unica in Italia, Via Grande, la Sinagoga e il Museo Ebraico e in Venezia, i ruderi del Teatro San Marco, dove nel 1921 fu fondato il PCI. Meritano una escursione in barca, i Fossi che attraversano la città, con i vecchi magazzini, dove le merci arrivate dalla Toscana con i Navicelli aspettavano l'imbarco per i porti di tutto il Mondo. Lungo i fossi, nelle mattine feriali, da visitare l'ottocentesco Mercato Centrale, una struttura imponente, la più grande di europa, affascinante con le cento botteghe e, per gli amanti del pesce, tutto e di più.
Mangiare a Livorno, nei locali tipici, vuol dire spesso, ritornare a tanti anni fa, quando la moda per pesce cucinato in bianco, non aveva prevalso, nella cucina italiana. Come una volta, qua la pasta con il pesce, è rigorosamente in rosso, col pomodoro, che ritroviamo in tutti i piatti della migliore tradizione labronica. Nei primi ci possiamo sbizzarrire con la pasta con il Favollo, le Cozze, Le Cicale, i Totani, i Ricci, nei secondi ci possiamo abbuffare con il Cacciucco (con cinque C), e i piatti detti alla "Livornese", che vuol dire rossi, Triglie, Baccalà, Stocco con Patate, Cozze, Seppie, Totani e le fritture splendide, di Baccalà, Paranza, Calamaretti, Cicale. E per digerire il tutto l'incommensurabile Ponce.
Prezzi moderati nel trattorie tipiche della Venezia, fra cui consiglio l'Antica Venezia, un po' più consistenti al Porto Mediceo, dove consiglio l'Andana. Per chi ama il crudo e le ostriche vada all'Ostricaio, al porticciolo dell'Ardenza. Per un posto romantico, dalla vista stupenda e dal mangiare positivo, andiamo sul Romito, alla Torre di Calafuria, che, nei  giorni di Libeccio, è spettacolo unico.
I Ponce storico si degusta dal Civili, il Bar in via del Vigna, dal 1890, vicino alla Stazione dei treni.
Il Cinque e Cinque, con un bicchiere di spuma bionda, è colazione, merenda e pasto veloce dei livornesi veraci. Il famoso panino farcito con la Torta si degusta ovunque, ma quello storico è da Gagarin, nei pressi del Mercato Centrale. Non lo chiamate Panino con la Cecìna, nome pisano della Torta di Ceci perchè rischiate di non essere serviti. Da gustare per strada anche le Roschette livornesi, che erano la mia merenda dopo il mare, ai bagni Lido o Pejani, mentre i "ricchi" andavano ai Bagni Pancaldi fra l'Acquaviva e la Terrazza Ciano, che necessiterebbero ora di un profondo restauro, come quello effettuato di fronte allo storico Grand Hotel Palazzo, da poco ben fatto, dal noto alla cronache, Bulgarella. Hotel storico, veramente affascinante e come cinque stelle, neppure caro.
Per gli amanti del mare, suggerisco per l'estate una gita in barca alle secche delle Meloria, dove iniziò il declino dei Pisani, sconfitti dalla Repubblica Marinara Genovese, in una cruenta battaglia navale.
Per finire, l'ampio canale scolmatore, che sbocca a nord del Porto Industriale e divide Livorno da Calambrone e dai Pisani, porta acqua lucchese, ma questo sarà la storia di un prossimo post.

francesco colucci, by vivere cursiosando




mercoledì 14 ottobre 2015

Le Ricette d'eccellenza: Spaghettoni alle cruditè di mare...... molto complicati e fantasiosi....ma eccezionali

Ho degustato tempo fa in un nuovo Ristorante dell'alto Tirreno, che recensirò solo dopo una seconda visita, per avere conferma delle qualità emerse nella prima, un piatto di Spaghettoni molto particolari che avevano attirato la mia curiosità.
In carta erano presentati come Spaghettoni alla cruditè di Mare.
Mi sono fatto raccontare la ricetta, assai complicata ma che vale il tempo impiegato.

Ingredienti:
Spaghettoni (da buongustaio lucchese consiglio quelli del Pastificio Mennucci di Lucca)

Pesce: Una Ostrica a commensale, Un Gambero rosa o altro crostaceo a commensale, Bottarga di Muggine, Pesce di lisca di vario tipo, anche azzurro, a piacere.

Procedimento:

Estrarre la parte molle delle Ostriche aprendo le valve e mettendo il crostaceo in un contenitore da congelatore.
Pulire i gamberi rosa o altro crostaceo, togliendo l'involucro e dividere a pezzetti.
Sfilettare i pesci con la lisca e tagliare a dadini.

Per sicurezza alimentare si consiglia di mettere tutto il pesce crudo così preparato in abbattitore o congelatore per almeno 4 ore e poi far scongelare lentamente.

Prima che le ostriche siano completamente scongelate frullarle con un frullatore unendo la bottarga e un filo d'olio EVO e, solo se gradito, una piccola spolverata di peperoncino rosso o pepe nero.

In un ampio contenitore da portare in tavola unire al frullato di gelato di ostrica e bottarga, i gamberi rosa tagliati a pezzetti, i filetti di pesce tagliati a quadretti, amalgamare bene e far riposare 15 minuti a temperatura ambiente.

Il tempo di cuocere in molta acqua salata gli spaghettoni, da levare al dente e poco scolati per versarli sopra il sugo di cruditè di pesce preparato, saltandoli e amalgamandoli a freddo ben bene e servendoli velocemente, per non far freddare gli spaghettoni.

Il risultato, a chi piace la cruditè di pesce, è eccezionale.

francesco colucci




sabato 3 ottobre 2015

Livorno: Mercato coperto delle Vettovaglie, il più bello e grande d'Europa e molto altro ancora.

Il Mercato delle Vettovaglie conosciuto dai livornesi come “mercato centrale” si innalza sugli scali Aurelio Saffi, lungo il Fosso Reale, che attraversa il centro storico. Costruito nel 1894 con volte a cassettoni, con elementi neoclassici e liberty, è lungo quasi 100 metri largo 26 alto oltre 30, che ne fa il Mercato più grande e bello d'Europa, anche più di quello celebre di Barcellona. Quando fu aperto al pubblico aveva una capacità di oltre 200 botteghe. Oltre le botteghe ha magazzini e cantine che si affacciano sul Fosso, da dove una volta arrivavano gli approvvigionamenti. Ha un salone per Verdure e Frutta con molti negozi che offrono anche Panificazioni diverse, legate alle tradizione dei vari paesi del livornese. Stupendo è il Salone del Pesce separato dal resto, con circa 20 fra banchi e negozi di Pesce, che sono uno spettacolo nello spettacolo. Nella grande galleria centrale banchi e negozi per tutti gli altri generi alimentari e casalinghi, con carni e pollame esposti come una volta, attaccati.
Il Mercato è aperto sempre la mattina nei giorni feriali, solo alcuni pomeriggi al mese e in poche festività, intorno al Natale e Capodanno. Parcheggi ci sono, non abbondantissimi, lungo il Fosso, a pagamento, ma il posto normalmente si trova, anche se la presenza nella vicina piazza, del Mercato ambulante, complica in alcuni giorni, l'approdo. L'uscita dall'autostrada è per il centro di Livorno, superando la Stazione Ferroviaria.
Il Mercato è sempre molto vissuto, da una moltitudine di avventori, che saltano da un banco all'altro trattando prezzi e acquisti, ma anche facendo ricche colazioni, non trascurando il celebre "Ponce".   
Vado volentieri ad acquistare il Pesce in questo Mercato per la varietà dell'offerta, che propone anche banchi specializzati in Crostacei, che, prenotando, puoi avere anche preparati aperti, per il forno o le cruditè.
Per chi ha voglia di pulirsi il Pesce da se, acquistando quello che il mare Tirreno ha offerto in nottata, ci si può fermare, a mattina inoltrata, ai banchi dei pescatori, che, non sono al Mercato, ma si trovano nella vicinanza del Porto vecchio, quasi davanti alla Statua dei Quattro Mori. Qui i lavoranti dei pescherecci pagati in parte col pescato, vendono quello che nella notte hanno trovato nelle reti e che i grossisti non hanno acquistato. Sono pesci che saltano vivi nelle ceste, per lo più pesce azzurro, che ti vendono a borsate, senza pulirli, a prezzi stracciati, sopratutto se compri a cassette e verso l'ora di pranzo.
Un gita a Livorno deve vedere anche un sosta gastronomica. Molte le trattorie tipiche, vere e proprie bettole, nel simpatico quartiere Venezia, dove su tavolini di marmo, si possono degustare piatti di pesce povero freschissimo a prezzi bassi, dove il pesce è regolarmente cucinato rosso, col pomodoro, come da tradizione livornese. Consiglio l'Antica Venezia, per i suoi primi stupendi, grondanti rossi sughi complessi, come li cucinava la mia zia Neva, livornese, cinquantanni fa.
Per chi cerca anche la bellezza del locale, molte le offerte a prezzi più adeguati, dall'Ostricaio al porticciolo dell'Ardenza, che ha sempre valide Ostriche e in stagione i   desaparecidos Ricci di Mare oppure l'Andana nel Porto vecchio, che ti offre primi piatti giganteschi al pesce, piatto unico o il rossissimo Stoccafisso alla Livornese. Per il Cacciucco, quello ignorante come da ricetta vera, il Sottomarino è molto valido, ma se non finisci l'enorme piattone di cacciucco affogato nel sugo, con una piovra intera immensa, l'oste, che raccolta barzellette fulminanti, ti contende a voce alta.
Per l'apertivo consiglio la Baracchina Bianca, sul mare a Acquaviva, dopo i Bagni Pancaldi e prima dell'Accademia Navale, dove i più vecchi ricorderanno andò a finire sugli scogli uno spezzone del mercantile che naufragò tanti anni fa, davanti a Livorno, in un libecciata rimasta storica,
Da vedere il rinnovato Acquario, la Casa di Modigliani, il Mercatino Americano e poco altro, per i Credenti il famoso Santuario di Montenero, in vero molto suggestivo anche per gli storici ex voto, veramente particolari.
Per dormire consiglio l'Albergo Palazzo restituito agli antichi splendori pochi anni fa, davanti alla Terrazza Ciano ora Mascagni, ha saloni liberty stupendi e camere modernissime, con vasche e docce idromassaggio e una piscina all'attico, a sfioro, per cui l'acqua si fonde con il mare davanti e ti sembra di essere al largo. Accanto alla Piscina, sempre nell'attico, il Ristorante, per chi non vuole uscire o mangiare in Camera.
Prezzi da trattare volta per volta non fermandosi ai listini, sopratutto in bassa stagione.

francesco colucci




Il Piemonte, tra laghi e colline, fra Riso, Tartufi e Vino - un gioioso week end per gli occhi e il palato.

Un percorso che ho fatto più volte andando in autunno a caccia di pernici rosse nei campi mietuti dal Riso, nel Vercellese e al ritorno, a caccia di Tartufi e Barbaresco, nelle Langhe.
Le Risaie, battute in autunno, in primavera allagate, a fine estate biondissime, sono contornate da grandi fabbricati rurali in rovina, ove una volta riposavano le migliaia e migliaia di Mondine prima che le macchine e i diserbi rendessero finalmente inutili queste crudeli migrazioni lavorative femminili.
Ai chi piace il Pesce d'acqua dolce consiglio una visita ad uno dei tanti piccoli laghi vicini. Orta, Ravasanella, delle Piane, ad ovest, Monate e Conabbio, a est, mentre a nord troviamo il grande Lago Maggiore, con gli splendidi villaggi rivieraschi, le affascinanti isole, le ville da sogno. Percorsi di grande intensità e romanticismo.
Scendendo verso le colline del Monferrato e delle Langhe, vediamo ampi vigneti che danno i grandi storici vini, Nebbiolo, Barbera, Barolo, Barbaresco o filari di piante di Nocciolo, da cui oltre 150 anni fa, Michele Prochet e Ernesto Alberto Caffarel, inventarono il Giandujotto, con l'inimitabile pasta di Nocciola che poi renderà grande la Nutella o distese di Pioppi, Roveri, Cerri e Farnie che danno i famosi Tartufi Bianchi , con possibilità di visite guidate, anche notturne, alla scoperta del Tartufo. 
Il Viaggio: Da Lucca si arriva a Novara, passando da Genova, imboccando da Voltri l'autostrada per Gravellona Toce, attraverso il passo del Turchino, caro agli appassionati della Milano San Remo.
Una autostrada poco frequentata, sopratutto dopo il bivio per Milano, con qualche tratto ancora senza asfalto drenante, ma con molti tratti a tre corsie.
Vicino Novara, consiglio un piccolo ma affascinante Hotel, "Tenimento al Castello" nel Comune di Sillavengo, lambito dal fiume Sesia, realizzato su un antico Castelletto nobiliare, vicino al casello dell'autostrada MI-TO, a pochi chilometri da Novara, Vercelli, i Laghi, Milano, la Fiera e l'Expo.
Il Castello, in verità più una Villa rustica fortificata, era di proprietà, nel passato, dei Signori Caccia, discendenti di Francesco Caccia, feudatario di Sillavengo dal 1483, col consenso del Duca di Milano Gian Galeazzo Sforza. Si deve a un discendente, Paolo Caccia Dominioni, all'epoca maggiore e comandante del 31° battaglione guastatori del genio che combatté a fianco della "Folgore" ad El Alamein, se, dopo quattordici anni di duro e ignorato lavoro nei luoghi della battaglia di El Alamein, è sorto un sacrario, da lui progettato e costruito, che raccoglie i resti di 4.814 caduti italiani e 232 ascari libici, che ora hanno una degna sepoltura. Paolo Caccia Dominioni condusse personalmente le ricerche tra i campi minati ancora attivi, dei resti dei combattenti, venendo coinvolto per ben due volte nella esplosione delle mine. Nei locali dell'Hotel sono esposte tavole, foto e descrizioni della battaglia di El Alamein e della costruzione del Sacrario.
Le camere dell'Hotel sono molto caratteristiche, mobili e bagni particolari. L'Hotel ha una piscina, una bottega di specialità e vini del luogo, parcheggio riservato all'interno. Ottima la colazione. Prezzi molto competitivi con un ottimo rapporto costo-qualità
Il ristorante dell'Hotel è cosa pregevole, molto ben arredato, con una cucina eccellente, con i prodotti e i piatti tipici piemontesi, i migliori vini locali, con l'antico Gattinara, le cui vigne sorgono a pochi chilometri, verso i laghi. A mezzogiorno, pranzo veloce con ottimo buffet.
Da visitare, il centro storico di Novara molto bello e caratteristico
Agli appassionati del Riso consiglio una visita all'Hotel Ristorante Cinzia, a Vercelli, dove Christian e Manuel vi propongono oltre la Paniscia, venti tipi di risotto diversi.
Da Novara scendiamo verso le Langhe e il Monferrato, per una visita ad Alba, che da ottobre a metà novembre ospita l'inimitabile Fiera del Tartufo.
Alba è una bella e storica cittadina, da vedere e da gustare. Nei dintorni le stupende colline di Barolo e Barbaresco coperte di viti. Si mangia bene dappertutto, nel centro di Alba consiglio Il Ventuno.1, un ristorante nuovo, moderno, con piatti della migliore tradizione, anche se l'ottimo cuoco è un giovane napoletano. Prezzi contenuti. Per gli appassionati Slowfood a pochi chilometri si trova Bra, sede storica nazionale dello Slowfood: visita molto interessante alla bottega, meno la sosta al loro Ristorante, ci sono andato due volte, nulla di che e anche un po' caro, a mio giudizio. Da visitare nella vicina Pollenza, l'Università degli Studi di scienze gastronomiche ove si può anche dormire e degustare piatti tipici.
Sul viaggio di ritorno verso Lucca, se vi sono rimaste delle palanche, dopo aver acquistato il pregiato Tartufo Bianco di Alba, con prezzi sopra i 200 euro all'etto, a crescere, secondo qualità e pezzatura, (prezzi consultabili sulla "Borsa del Tartufo"), vi consiglierei una sosta culinaria, uscendo al casello autostradale di Ovada, famosa per il suo castello. Siamo nell'alto Monferrato terra di tradizioni secolari in mezzo a colline e vigneti e a pochi chilometri troviamo Roccagrimalda, un borgo antico che sorge su uno sperone roccioso alla sinistra del fiume Orba. A fianco del castello, la Trattoria Alla Rocca, gestita ottimamente da un affascinante signora che dispensa eccellenti piatti particolari, della tradizione, con un ottimo rapporto prezzo-qualità.


francesco colucci
















mercoledì 30 settembre 2015

San Macario ora detto in Monte

Inizio questo nuovo mio blog Vivere Curiosando da un piccolo paese della lucchesia sulla via Francigena, dimenticato nei secoli.
San Macario, detto ora in Monte, è uno dei luoghi incantevoli e ricchi di storia della lucchesia.
Posto sulle colline che dividono la Val Freddana dall'Oltreserchio, si trova sulla direttrice della storica via Francigena, nel tratto che da Camaiore giunge a Lucca, attraverso il Montemagno, la Freddana, il valico di Piazzano, San Macario in Monte e in Piano, seguendo per un tratto la Contesora, per poi prendere, sottomonte, via della Chiesa, una via stretta, ma indicata dal cartello "Via Francigena" che porta fino al guado sul Serchio, fra Ponte S.Pietro e Nave e che consentiva ai pellegrini di entrare in Lucca dalla "portam Sancti Donati veterem". 
L'antico tracciato della strada fra Nave e Lucca è poco visibile, in buona parte assorbito dalla nuova Sarzanese, salvo nel tratto finale di via Vecchia Pardini.
Per arrivare oggi a San Macario da Lucca si prende la Sarzanese, si passa Ponte S.Pietro, verso Viareggio e prima della Contesora si gira a destra, si attraversa S.Macario in Piano procedendo verso Piazzano, lunga la via delle Gavine,  fino a che si trova un cartello sulla destra che indica la strada per S.Macario Monte. Una strada stretta, ma ben asfaltata, che si inerpica per la collina fra Lecci, Olivi e Vigneti anche se invero questi sembrano abbandonati: un peccato perchè il vino di S.Macario è sempre stato ritenuto ottimo e pregiato. Salendo si vede sulla sinistra in lontananza il Castello di Nozzano e le Torri di avvistamento di quello dirimpettaio di Ripafratta. Prima di giungere il vetta troviamo a splendida Villa Rossello, imponente nella fabbrica e nel muraglione di cinta, che certamente racchiude uno splendido giardino. Poche curve ancora e siamo sul piazzale della Chiesa, dopo aver costeggiato un pittoresco piccolo cimitero. La Chiesa, attorniata da poche abitazioni, è stata ristrutturata un paio di secoli fa, in maniera pesante, addirittura invertendo la facciata con l'Abside. La facciata ora guarda a sud-est prima guardava verso la valle della Contesora e Piazzano da dove proveniva l'antica via Francigena. Dalla Chiesa la vista corre sulla pianura lucchese, in lontananza di scorge il Campanile di San Ginese e quello che fu il lago di Sestum, un volta il maggiore di tutta la Toscana.
S. Macario in Monte un posto semisconosciuto ricco di storia e da vedere, per andarvi da Lucca, venti minuti e sulla strada della Gavine si incontrano continuamente pellegrini di oggi, con sacco e bastoni per agevolare la marcia.